di Andrea Striano  
Responsabile Dipartimento Imprese & Mondi Produttivi – Fratelli d’Italia, Caserta
Con oltre 21 miliardi di euro di valore annuo, l’export campano è oggi una delle leve più solide della crescita del Mezzogiorno e un pilastro strategico per l’intero Paese. Secondo i dati Istat, la regione ha visto negli ultimi dieci anni una crescita costante delle esportazioni, con una particolare resilienza nei settori agroalimentare e manifatturiero. In questo scenario la provincia di Caserta occupa una posizione chiave, grazie a un sistema produttivo che combina radici profonde e capacità di innovazione, rendendola un vero laboratorio del Made in Italy contemporaneo.
Il cuore pulsante di questo patrimonio rimane l’agroalimentare. La Mozzarella di Bufala Campana DOP, con un fatturato che supera i 500 milioni di euro, non è soltanto un prodotto di punta ma un simbolo identitario, capace di raccontare storia e cultura attraverso il gusto. Accanto a essa, i vini delle aree collinari, l’olio e le produzioni ortofrutticole contribuiscono a costruire un paniere che rappresenta una delle carte vincenti della Campania nei mercati esteri. Ogni prodotto porta con sé non solo qualità organolettiche, ma anche valori intangibili: paesaggi, tradizioni, comunità.
Ma la forza del territorio non si limita al cibo. Il distretto orafo di Marcianise, uno dei poli più importanti d’Europa, è affiancato dalle celebri lavorazioni di Torre del Greco nel corallo. Due eccellenze che hanno saputo trasformare l’artigianato in arte, fondendo saperi antichi e tecniche moderne, conquistando clienti e mercati in ogni continente. A completare questo mosaico troviamo il settore moda e calzaturiero, da sempre colonna portante dell’economia casertana, che alimenta in silenzio le grandi firme globali, e un comparto digitale e tecnologico in forte espansione, segnale di una regione che non si limita a custodire la tradizione ma che punta a innovare e sperimentare.
Questo quadro ricco e articolato porta con sé sfide importanti. La contraffazione resta una minaccia concreta, capace di sottrarre miliardi all’economia reale e di erodere la credibilità delle produzioni originali. 
L’Italian Sounding, fenomeno che imita i nostri prodotti senza averne la sostanza, vale da solo oltre 100 miliardi di euro a livello globale e continua a crescere. A ciò si aggiungono le nuove regole del commercio internazionale: dal ritorno del protezionismo alle normative ambientali sempre più stringenti, come il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM) dell’Unione Europea, che rischiano di diventare barriere invisibili per molte PMI non attrezzate.
In questo contesto, la dimensione ridotta di gran parte delle imprese campane si rivela un punto debole. Operare da soli, senza reti né consorzi, significa affrontare i mercati globali con scarse possibilità di incidere. La frammentazione resta un problema strutturale, e per superarla serve un cambio di passo. Fare sistema diventa la parola d’ordine: solo attraverso piattaforme comuni e collaborazioni territoriali le PMI possono competere davvero.
Le istituzioni hanno cominciato a muoversi in questa direzione. Gli incentivi all’internazionalizzazione, i fondi PNRR destinati alla digitalizzazione delle imprese e i programmi ICE e SIMEST hanno dato segnali incoraggianti. In Campania, la promozione nei mercati extra-UE del comparto agroalimentare e il rafforzamento dei distretti produttivi rappresentano strumenti preziosi. 
Tuttavia, le politiche non bastano da sole: occorre un salto culturale che spinga gli imprenditori a superare diffidenze storiche e a comprendere che la concorrenza vera non è il vicino di capannone, ma chi dall’altra parte del mondo replica il nostro prodotto con etichette ingannevoli.
Il futuro dell’export campano, dunque, non si giocherà solo sulla capacità di produrre eccellenza, ma sulla possibilità di garantire autenticità e tracciabilità. Sono questi i fattori che consentiranno di distinguersi in un mercato sempre più affollato e competitivo, e che permetteranno di difendere il valore economico e culturale delle produzioni locali.
La sfida più grande resta quella contro l’Italian Sounding: non è soltanto una battaglia commerciale, ma una questione di identità. Perché ciò che nasce in Campania e in Italia non è un semplice prodotto, ma un pezzo di storia e di cultura che nessuna imitazione potrà mai sostituire.
  


