Affrontare la Disparità di Genere nelle Aziende: una scelta dovuta a favore della giustizia e della responsabilità sociale

di Urania Frattaroli



Tematica scottante quella della corresponsabilità di società e aziende: il Gender Gap riguarda la disparità di genere che coinvolge la sfera sociale, economica, politica ed in particolare quella lavorativa.

Il divario esistente tra le opportunità di uomini e donne nei diversi settori aziendali registra dati che suggeriscono come in Italia - con un pay gap del 44% ed in altri Paesi europei con il 40% (secondo le stime di G.O.E.G.) - siamo ancora lontani dall’attuazione di una equità di genere. Disuguaglianze nei salari a parità di ruolo e di quantità di ore lavorate, difficoltà di avanzamento di carriera, bassa rappresentanza delle donne nella leadership: è questa la situazione che ad oggi ci si presenta nelle aziende.

Secondo il Global Gender Gap Index del World Economic Forum il divario di genere si evidenzia in quattro settori: la situazione economica, l’istruzione, la salute e partecipazione politica. L’indice dello scorso anno ha rilevato come il gap a livello mondiale sia pari al 68%.

Si stima che ci vorranno ben 132 an-ni prima di raggiungere un’effettiva parità. A posizionarsi al primo posto per raggiungimento dello scopo troviamo l’Islanda con il 90,8%, mentre l’Italia si colloca solo al 63° posto nel mondo e al 14° tra quelli europei. Siamo tutti ancora lontani dal giusto equilibrio.

Abbracciare la responsabilità sociale

È chiaro come il problema sia da evidenziare nella retribuzione lorda annua e nelle posizioni manageriali, ancora più che largamente riservate agli uomini. A peggiorare la situazione c’è inoltre la componente biologica, quella dell’essere o diventare madre, che si lega inesorabilmente ai concetti di indisponibilità, di basso focus progettuale e di poca produttività.

Ad essere coinvolta non è dunque banalmente il pay gap ma più in generale la dignità individuale in una società progressista ma contraddittoria che, mentre da un lato richiede compiti più solidi e performanti, dall’altro propone modelli soggiogati da pregiudizi sociali e da aspettative culturali che ostacolano il pieno potenziale delle professionalità femminili.

Alla luce dei fatti, solo negli ultimi anni sembra che le aziende inizino ad avvicinarsi al concetto di equità di genere, grazie anche ai dibattiti portati alla luce, seppur ancora fioca, dalla politica.

Il punto di vista deve essere ribaltato, la differenza di genere in ambito aziendale non dovrebbe essere un motivo di disequilibrio ma essere considerata come un’opportunità.

Le aziende possono, o per meglio dire dovrebbero, assumere un ruolo primario nel sostenere una forte responsabilità sociale. L’adozione di pratiche più inclusive, la promozione di programmi di sviluppo professionale per le donne e la creazione di un ambiente di lavoro che valorizzi la diversità di genere: è da qui che bisogna partire per abbattere il gender gap.

Il Ruolo della Certificazione per la Parità di Genere

In questo contesto, la Certificazione per la Parità di Genere emerge come un mezzo efficace per impegnare concretamente le aziende in questo processo di evoluzione. Un esempio è il Sistema di certificazione della parità di genere” del PNRR che non solo promuove politiche aziendali inclusive ma offre incentivi quali sgravi contributivi, punteggi più alti nei bandi pubblici e facilitazioni nelle gare d’appalto.

L’obiettivo è quello di assicurare qualità nel lavoro femminile, maggiori opportunità e inclusività all’interno delle aziende, abbattimento del gender pay gap e l’importante tutela della genitorialità insieme alla pianificazione vita-lavoro.

Ri-evoluzione Culturale

Sembra scontato affermare che sola-mente grazie all’attuazione di azioni concrete e di un impegno a lungo termine si potrà sperare di creare un ambiente di lavoro equo e inclusivo per tutti. Ma scontato di certo non è.

La consapevolezza deve essere quella di una società che guidi le aziende, e prima di tutto gli individui, verso una reale coscienza del proprio ruolo di responsabilità che spinga e accompagni un cambiamento culturale, anzi una rivoluzione di inclusività.

Finalmente.