AGENDA POLITICA - MATTEO ADINOLFI: un ponte tra Italia ed Europa per un futuro condiviso

di Michele Montefusco




Dottore Commercialista e revisore legale, docente di discipline giuridico-economiche.
Consigliere comunale di Latina dal 1997 al 2019 e coordinatore provinciale della Lega.
Nel 2019 eletto EURODEPUTATO con oltre 32mila preferenze: un impegno importante intrapreso per difendere le ragioni dell’Italia e dei popoli dell’Europa tutta. Nel Parlamento europeo è membro delle Commissioni per il controllo dei bilanci (CONT) per lo sviluppo regionale (REGI), per l’industria, la ricerca e l’energia (ITRE). Fa parte della Delegazione per le relazioni con la penisola arabica (DARP), come membro sostituto della Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI), e dell’Assemblea paritetica UE - ACP (Africa Caraibi Pacifico).
L’esperienza politica maturata, la profonda conoscenza del mondo industriale e imprenditoriale italiano ed europeo nonché la preparazione tecnica imposta dalla sua professione, lo hanno portato sempre a operare in ruoli strategici e su tematiche delicate, con forte senso di responsabilità e grande impegno.

In che modo pensa che l’Europa influenzi direttamente la vita quotidiana dei cittadini?
Ancora oggi molti cittadini tendono a concepire l’Europa come un’istituzione distante dalla realtà quotidiana, con attività quasi esclusivamente finalizzate alla promozione della pace, dei valori democratici e dei rapporti fra i singoli Paesi membri. Questa è una considerazione errata, poiché le decisioni che vengono assunte a Bruxelles e a Strasburgo incidono fortemente sul presente e sul futuro di noi tutti, delle aziende, dei lavoratori, delle famiglie e in generale della nostra splendida Italia. Ne sono un esempio lampante la direttiva sulle case green e il regolamento Euro 7 contro le emissioni delle auto recentemente approvati. L’Europa è presente in ogni scelta che siamo chiamati a fare oggi e nel prossimo futuro, ragion per cui dobbiamo sempre essere aggiornati su ciò che avviene nelle sue istituzioni, facendo valere le nostre posizioni attraverso i rappresentanti eletti in seno all’Europarlamento e al Governo italiano.

Potrebbe descrivere le sfide e le controversie emerse durante il dibattito su Euro7 e come il suo gruppo politico ha risposto a queste?

Nel dibattito su Euro7, avvenuto nella plenaria di Strasburgo del marzo scorso, è emerso nuovamente l’approccio troppo rigido che l’Unione Europea ha adottato in materia di politiche ambientali, un approccio che come Lega e Gruppo ID abbiamo osteggiato chiedendo la correzione delle proposte più penalizzanti avanzate dalla solita sinistra estremista ambientalista che non tiene minimamente conto della ricaduta di certe decisioni sui cittadini e sulle imprese. Grazie a questo sforzo, siamo riusciti a ottenere compromessi più ragionevoli per autovetture e veicoli leggeri, evitando l’adozione di misure troppo severe. Nonostante ciò, il testo finale di Euro7 adottato dal Parlamento e confermato dal Consiglio dell’Unione Europea adotta una visione che noi consideriamo eccessivamente influenzata da politiche green ideologiche e poco basate sulla realtà: sono stati introdotti oneri e limitazioni che potrebbero incidere negativamente sul settore dei trasporti e sull’economia in generale. In particolare, l’inasprimento dei limiti per i mezzi pesanti e l’introduzione di restrizioni inedite relative alle emissioni di freni e pneumatici rappresentano elementi di preoccupazione che non si possono ignorare. Io sono da sempre per un approccio equilibrato che tuteli l’ambiente senza imporre restrizioni insostenibili per il settore automobilistico e quello dei trasporti: l’Europa deve favorire lo sviluppo sostenibile senza ricorrere a misure punitive o eccessivamente onerose che sacrificano la libertà e il benessere dei cittadini. Noi rappresentati dell’Italia in Europa dobbiamo difendere senza indugi l’industria automobilistica italiana e tutto l’indotto, perché per quanto la produzione sia calata rispetto agli anni passati, rappresenta ancora una fonte d’ossigeno importante per la nostra economia e per l’occupazione.

Lei ha da sempre sostenuto la filiera agroalimentare e vitivinicola italiana…
Assolutamente sì! E continuerò a farlo, perché ritengo che l’enogastronomia e tutta la filiera annessa rappresentino una delle nostre migliori eccellenze, con tecniche produttive e prodotti riconosciuti e apprezzati in tutto il mondo. Io, ad esempio, mi batto da mesi contro il cosiddetto “bollino nero” sugli alcolici, ovvero contro l’apposizione delle etichette dissuasive sulle bevande alcoliche, vino compreso, simili a quelle che attualmente si trovano sui pacchetti di sigarette. Siamo di fronte a una nuova e sfrenata prevaricazione dell’Europa, alla quale dobbiamo reagire con fermezza a tutela del settore vitivinicolo e dell’export – che riguarda non solo i produttori di vino ma anche tutto il comparto di distribuzione e trasporti – e in generale all’economia italiana. I dati sul mercato del vino nel 2023 parlano di un calo nel fatturato ma pur sempre di cifre che superano i 13 miliardi di euro, di cui 7,65 sul lato export e 5,61sul versante del mercato nazionale. Sono numeri importanti, che meritano di essere letti nell’ottica generale di un settore che resiste, nonostante sia stato messo a dura prova da una pandemia mondiale e da una guerra che ha destabilizzato i paesi membri e non solo; senza contare gli effetti dell’inflazione che hanno generato una contrazione dei consumi in ogni mercato e in ogni categoria merceologica. L’Europa propone etichette, io difendo l’eccellenza del made in Italy: perché la qualità dei nostri prodotti non si misura solo in gradi alcolici, ma nella storia, nella tradizione e nel benessere che portano nelle vite di tutti noi. Il bollino nero è un’aggressione ai nostri prodotti.

Quali tematiche sono state discusse durante il suo recente incontro con il direttore generale dell’Olaf, Ville Itälä, e quali misure ha proposto per proteggere le imprese e l’industria italiana?
Insieme al collega tedesco del Gruppo ID, Joachim Kuhs, qualche settimana fa ho incontrato il direttore generale dell’Olaf, Ville Itälä. Sul tavolo della discussione, tra gli altri temi, è stata posta la problematica relativa all’importazione di prodotti contraffatti. Ultimamente ci sono stati scarichi di prodotti contraffatti dalla Cina, come cosmetici, detergenti e prodotti per l’igiene che hanno creato problemi importanti alla pelle e alla salute dei cittadini, con effetti talvolta anche gravi. Ragion per cui ho richiesto l’incremento dei controlli sui processi di importazione dei prodotti dai paesi extra-comunitari, nel rispetto della concorrenzialità dei mercati e a tutela delle imprese e delle industrie europee nei diversi ambiti produttivi e settori merceologici; un’attività di monitoraggio costante volta altresì alla salvaguardia del Made in Italy e in taluni casi anche della salute pubblica. Certezza sulla provenienza, controlli sulla veridicità delle informazioni e autenticità dei prodotti devono necessariamente essere i primi strumenti di tutela.

Con il direttore dell’ufficio europeo antifrode si è parlato anche di Recovery Fund: quali sono state le principali preoccupazioni discusse durante l’incontro e quali azioni propone per garantire la corretta gestione di questi fondi?
Durante il nostro incontro, particolare attenzione è stata rivolta al Recovery Fund e al controllo che l’Olaf dovrà esercitare sui singoli paesi membri per garantire che i fondi elargiti dall’Europa vengano spesi correttamente e nel migliore dei modi. Un controllo che si prevede essere molto difficile e che molto probabilmente richiederà un ampliamento dell’organico dell’antifrode europea. Il Recovery Fund è uno strumento fondamentale per il rilancio delle economie dei Paesi membri dopo la crisi generalizzata causata dall’epidemia di coronavirus: è per tale ragione che ritengo sia necessario intensificare l’attività di verifica e monitoraggio, rafforzando gli strumenti e le risorse a disposizione affinché si controllino costantemente i flussi dei finanziamenti che dall’Ue sono arrivati e arriveranno ai singoli Stati comunitari, vigilando sul corretto utilizzo degli stessi e su possibili frodi, anche a livello internazionale, a garanzia e tutela dell’intera Unione Europea.

Qual è la sua visione per l’Europa in vista delle prossime elezioni e quali cambiamenti spera di promuovere?
I prossimi 8 e 9 giugno abbiamo una responsabilità importante: spostare a destra gli equilibri del governo europeo, assicurando un’Europa attenta alle esigenze e alle peculiarità di ogni Paese membro, che sia rispettosa della sovranità nazionale, che sappia difendere gli interessi della collettività, incoraggiare la piccola e media imprenditoria, garantire uno sviluppo armonico dei territori dell’Unione. Io voglio un’Europa che rappresenti realmente una grande opportunità per i suoi cittadini, che sia vicino alle esigenze delle persone, che sappia sostenere il progresso civile ed economico dell’intera collettività, aiutare le aziende con un migliore accesso ai finanziamenti e con lo snellimento delle procedure amministrative. Personalmente, come aderente alla Lega e al Gruppo Identità e Democrazia, continuerò a dare battaglia a scelte illogiche e lontane dalla realtà, dettate da ideologie e posizioni partitiche, schiave del potere delle grandi lobby industriali che danneggiano l’economia dei paesi membri e la serenità delle nostre famiglie. Il mio è un no secco a un’Europa che limita e impone, invece di ascoltare e supportare.