Crisi del Settore Primario in Europa: la voce dei contadini e degli artigiani italiani

di Achille Ducoli


In un periodo storico senza prece denti, le piazze di numerosi paesi europei sono diventate teatro di manifestazioni eclatanti. Al centro di queste proteste troviamo contadini, agricoltori, ma anche pescatori, autotrasportatori, piccoli imprenditori e artigiani, uniti nel dar voce al proprio disagio. Queste categorie, pilastro fondamentale dell'economia e del tessuto sociale, si trovano a fronteggiare una tempesta perfetta: politiche europee percepite come penalizzanti, una pandemia globale che ha interrotto i processi produttivi, guerre devastanti alle porte dell'Europa e la recessione di grandi stati come la Germania, un tempo motore economico del continente.

Il fenomeno non risparmia l'Italia, dove girando il territorio nazionale e incontrando gli imprenditori, emerge un quadro di difficoltà comuni e una marcata sensazione di abbandono. A destare preoccupazione è anche la difficoltà nel reperimento di personale qualificato, un problema che minaccia di erodere ulteriormente le competenze specifiche nel settore manifatturiero. Gli imprenditori esprimono un crescente avvilimento, sottolineando una mancanza di comprensione e di dialogo con le istituzioni politiche, locali e nazionali, che sembrano distanti dalle realtà quotidiane delle attività produttive.

La frustrazione si acuisce di fronte alla rapidità con cui politica, sindacati e media si mobilitano su altre tematiche, come evidenziato dalla recente dichiarazione dell’AD di Stellantis sulla necessità di incentivi per l'acquisto di auto elettriche. Questo contrappone drammaticamente la prontezza di risposta in alcuni ambiti con la percezione di negligenza verso il settore primario, cruciale per l'economia ma apparentemente trascurato. Riflettendo sulle parole di Pier Paolo Pasolini, che profeticamente aveva messo in guardia sull'importanza vitale di contadini e artigiani per l'identità storica di un paese, si comprende come il tessuto produttivo italiano, composto per l'80% da piccole imprese e artigianato, sia oggi a rischio. Di fronte a questa situazione, è imperativo chiedersi: come si può intervenire per risolvere questo problema? La risposta richiede una riflessione profonda sulle cause di questa crisi, che affondano le radici in anni di instabilità politica interna e in un sistema legislativo europeo che spesso sembra operare in disaccordo con le esigenze locali. È fondamentale e non perdere la tenacia tipica degli imprenditori italiani e cercare vie per essere più rappresentativi a livello politico.

Esistono strumenti e canali attraverso cui gli imprenditori possono far sentire la propria voce, come il registro alla Camera dei Deputati per incontri e confronti diretti, o le associazioni di categoria. Una maggiore presenza tecnica ed esperta durante le commissioni parlamentari potrebbe garantire che le reali difficoltà del settore siano comprese e adeguatamente rappresentate, superando la barriera spesso presente tra il mondo politico e quello produttivo. Affrontare questa crisi richiede un cambio di prospettiva da parte della politica, che deve riconoscere l'importanza strategica del settore primario e agire con celerità e sensibilità. Solo così potrà essere garantito un futuro prospero per le piccole imprese, gli artigiani e i contadini che rappresentano il cuore pulsante dell'economia e della società italiana ed europea.