Il Made in Italy e la scommessa delle imprese ecosostenibili

di Antonino Castorina



Il terzo rapporto realizzato dal Centro di Ricerca sul Made in Italy dell’Università degli Studi internazionale di ROMA (UNINT) sostiene che le aziende italiane più orientate ad investimenti ecosostenibili sono anche quella che di fatto hanno una incidenza maggiore sui mercati internazionali. I dati precisi descrivono oltre 530 mila aziende che nel quinquennio 2017-2021 hanno investito in tecnologie e prodotti green.

Questo dato offre un interessante lettura anche per via di normativa comunitarie sempre più stringenti che al netto dei desiderata e dei buoni propositi ci chiarisce che ben nove imprese italiane su dieci non risultano ancora pienamente in regola con i criteri di sostenibilità ed impatto sociale.

I risultatati che emergono dalla ricerche effettuate hanno analizzato attentamente anche il mondo della rete dove si è palesato come l’80% dei consumatori italiani considera importanti le politiche di sostenibilità delle aziende anche quando il format di acquisto si sposta su canali online, un vero e proprio mercato parallelo di cui non solo va fatta menzione ma che merita uno studio analitico e settoriale.

Maria Enrica Danese, direttrice Institutional Communications, Sustainability Projects & Sponsorship della Tim, ha spiegato al SOLE 24 ORE come il colosso delle tlc sia riuscita a non aumentare il costo delle bollette nonostante il caro energia il tutto con investimenti mirati e lungimiranti in fonti rinnovabili.

Nella sua analisi di fatto veniva chiarito come la sostenibilità non sia un costo ma un opportunità dove vanno fatti investimenti in termini di formazione e competenze professionali.

Rispetto al valore della transizione green del consumatore si possono confrontare svariati casi come quello di Alfio Fontana, CSR Manager di Humana People to People Italia, una Ong che raccoglie e recupera abiti usati e la cui rete internazionale nel 2022 ha gestito 21 milioni di chili di capi di abbigliamento con esercizi commerciali con i quali si finanziano progetti sociali. La sfida di Fontana è stato un modello per tanti ed elemento di traino per trasferire a tutti gli operatori del settore sensibilità e consapevolezza sul tema della sostenibilità.

Concretamente Made in Italy e sostenibilità si presentano come due volti della stessa medaglia che diventano punti di forza delle aziende italiane.

Il Made in Italy è già di per se un brand internazionale ed un valore aggiunto unico di cui sia le piccole aziende emergenti sia le grandi imprese consolidate nel settore della moda e del lusso possono trarre grande vantaggio.

Se da un lato proprio per il valore che offre l’identità nazionale vi è l’esigenza di brevettare, proteggere e supportare la creatività italiana nel mondo dall’altra l’Europa ed i processi di globalizzazione fanno proprie le sempre più importanti questioni ambientali e sociali.

Oggi il Made in Italy non è oggi una sfida di governo ma la sua valorizzazione, la sua difesa, è una scelta strategica per il nostro futuro che guardando all’Europa ed al resto del mondo ha l’obbligo geopolitico di sfruttare l’ecosostenibilità ed essere un canale portante ed autonomo di un mercato internazionale in espansione di cui l’identità nazionale è capofila.

In un tempo segnato dalla crisi economica e finanziaria anche dopo l’emergenza covid il Made in Italy si è dimostrato certezza e risorsa della nostra economia e tutti abbiamo l’obbligo di tutelare al massimo la nostra storia, la nostra cultura, il futuro economico della nostra Italia.