L’impreparazione giovanile come stimolo per l’innovazione aziendale

Urania Frattaroli




negli ultimi anni il mondo del lavoro sta affrontando una serie di trasformazioni senza precedenti, dove le esigenze e le richieste del mercato sono in costante evoluzione. In un contesto dinamico ed instabile come questo emerge, tra i diversi punti di debolezza, quello dell’impreparazione dei giovani non solo nell’affrontare l’entrata nei diversi settori.

Il progresso tecnologico, l'automatizzazione e i nuovi setting aziendali stanno cambiando radicalmente le competenze richieste. Le imprese cercano ad oggi individui in grado di adattarsi continuamente e al contempo di possedere competenze avanzate e dimostrare una forte abilità nel problem solving.

Si rendono essenziali competenze trasversali e un approccio al lavoro flessibile: qualità che non corrispondono sempre ad una preparazione accademica tradizionale in cui lo spazio teorico è maggiore rispetto a quello pratico. Un gap che risente dei limiti delle esperienze pratiche e delle competenze applicative.

Le soft skill come la propensione al lavoro di squadra, la flessibilità e perché no, anche l’umiltà e la propensione ad apprendere senza pretendere, sembrano essere i punti dolenti che fanno fallire l’incontro tra aziende e giovani lavoratori. Proprio lo scorso anno sono emersi molti esempi, primo tra tutti quello del settore dell’ospitalità, di posti di lavoro vuoti perché considerati troppo faticosi e mal retribuiti.

Se da una parte è necessario un cambiamento nell’Istruzione, in cui il focus dovrebbe spostarsi sulla maggiore formazione pratica e sulle competenze trasversali, dall’altra è altresì necessario che le aziende diano la possibilità di creare punti di formazione e preparazione interna continua, sia sulle competenze lavorative che su quelle individuali.

I giovani dovrebbero infatti essere accompagnati nel percorso aziendale, per poter acquisire anche un approccio improntato sul rispetto nei nei confronti non solo del proprio ruolo ma anche del posto di lavoro.

In questo senso le imprese potrebbero svolgere un ruolo guida, proponendo programmi di mentorship che colleghino giovani talenti con i senior, esperti dei diversi settori fondamentali per fornire supporto e la giusta direzione attraverso le proprie esperienze. La condivisione del sapere è una delle chiavi per evitare risposte incoerenti tra giovani ed aziende.

Le imprese, non dovrebbero fermarsi ad abbracciare il solo processo di digitalizzazione ma entrate nell’ottica di avvicinarsi ai nuovi valori a cui i giovani prestano attenzione: sostenibilità, flessibilità nella gestione dei luoghi ed orari di lavoro, benessere mentale. Ma non solo: ci si aspetta che le aziende divulghino appieno e promuovano attivamente la diversità, equità ed inclusione, valorizzandolo per comunicare anche l’evoluzione della società italiana.

E tutto questo, potrà abbattere il gap creatosi tra i diversi protagonisti del mondo del lavoro; migliorerà la reputazione aziendale e stimolerà il vero processo creativo, attirando e incuriosendo i giovani lavoratori.

Questa sarà la vera innovazione che tutti noi ci auguriamo.