L'INDUSTRIA 4.0 E 5.0 - TRANSIZIONE E SOSTENIBILITÀ’: la vera sfida alle imprese!

di Ortensio Falco




Analizziamo le ultime novità appena introdotte dall’Europa:
  • la neutralità climatica
  • le case green
Per quanto concerne il primo aspetto le imprese Italiane e dell’intera Europa sono messe alla prova. Il 2050 diventa la nuova deadline per diventare il primo continente a: «neutralità climatica».
Questo nuovo step impone alle imprese di investire in sostenibilità per mantenere e prolungare la loro esistenza nonostante sia una scelta costosa, nel breve tempo, ma può diventare fruttuosa e propositiva nel medio tempo. Dall’analisi del forum Corporate Sustainability Hub 2024 traspare chiara questa visione e soprattutto questa incertezza in cui si trovano a navigare le imprese. Tali incertezza attraversano diversi ambiti, ad esempio: l’approvvigionamento energetico; l’automotive; la transizione 5.0; la transizione green etc;
‘Quale strategia possiamo consigliare alle imprese indecise?
Il percorso da affrontate per le imprese, anche di piccole dimensioni, deve mirare all’innovazione tecnologica intesa a 360 gradi. Detta innovazione però, non deve trascurare e prescindere dal benessere delle persone che vi lavorano e prendono parte e del pianeta in cui viviamo. Una via, come abbiamo già analizzato nei precedenti episodi, è affacciarsi alla Transizione 5.0. Il modello messo in piedi ha come obiettivo supportare le imprese nella transizione e nella sostenibilità sia dall’aspetto economico che per gli aspetti sociali. L’uomo resta e permane al centro di ogni strategia. Per quanto concerne il secondo aspetto, le case green, ovvero l’efficienza energetica degli edifici, si pone l’obbligo di riscontrare il voto contrario dell’Italia e dell’Ungheria alla Direttiva 2018/844/UE EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) all’Ecofin che impone un taglio netto dei consumi al 16% entro il 2030. Il testo è legge ormai e si attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea per dare il via ai due anni per il recepimento. In questo tempo i Paese membri dovranno presentare il loro piano di ristrutturazione del parco edilizio residenziale e dimostrare i benefici.
‘Che cosa prevede questa direttiva?
Tali obiettivi non sono nuovi a nessuno. L’obiettivo principale è quello di puntare alla transizione energetica, ovvero Green Deal.
Occorre ridurre in maniera sostanziale il consumo energetico e le emissioni di gas inquinanti di case e palazzi entro il 2035, per poi puntare alla realizzazione di immobili che non producano emissioni inquinanti entro il 2050. La Direttiva quindi, prevede una netta distinzione tra edifici residenziali e quelli non residenziali. Per gli edifici residenziali li target da raggiungere è del 16% complessivo del consumo medio di energia entro il 2030 e di almeno il 20% entro il 2035. Per gli edifici non residenziali li target da raggiungere è del 16% complessivo del consumo medio entro il 2030 e di almeno il 26% entro il 2033.
Le categorie energetiche cambiano pelle. Vengono definite:
  • Classe A (pià efficienti): con un consumo di non oltre i 30 kilowattora annui per metro quadrato
  • Classe G (meno efficienti): oltre i 160 kilowattora annui per metro quadrato
In Italia, come ben sappiamo, la stragrande maggioranza degli edifici ha bassissima efficienza
energetica. Secondo dati rilevati da ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie e l’energia sostenibile) quasi il 30% degli immobili è in classe G e oltre il 22% in classe F.
Ci uniamo pertanto alle perplessità espressa dal Ministro Giorgetti: «E’ una direttiva ambiziosa, ma chi paga?»
Infine giova rappresentare che tale Direttiva EPBD non introduce obblighi per i singoli proprietari di case, né impone ai governi di adottare specifiche misure. Ci vediamo al 5° episodio per conoscere gli sviluppi di tali scenari e per analizzare l’atteso Decreto di attuazione per la Transizione 5.0.