L'INDUSTRIA 4.0 E 5.0 - TRANSIZIONE E SOSTENIBILITÀ’: la vera sfida alle imprese!
di Ortensio Falco
Analizziamo le ultime novità appena introdotte dall’Europa:
Questo nuovo step impone alle imprese di investire in sostenibilità per mantenere e prolungare la loro esistenza nonostante sia una scelta costosa, nel breve tempo, ma può diventare fruttuosa e propositiva nel medio tempo. Dall’analisi del forum Corporate Sustainability Hub 2024 traspare chiara questa visione e soprattutto questa incertezza in cui si trovano a navigare le imprese. Tali incertezza attraversano diversi ambiti, ad esempio: l’approvvigionamento energetico; l’automotive; la transizione 5.0; la transizione green etc;
‘Quale strategia possiamo consigliare alle imprese indecise?
Il percorso da affrontate per le imprese, anche di piccole dimensioni, deve mirare all’innovazione tecnologica intesa a 360 gradi. Detta innovazione però, non deve trascurare e prescindere dal benessere delle persone che vi lavorano e prendono parte e del pianeta in cui viviamo. Una via, come abbiamo già analizzato nei precedenti episodi, è affacciarsi alla Transizione 5.0. Il modello messo in piedi ha come obiettivo supportare le imprese nella transizione e nella sostenibilità sia dall’aspetto economico che per gli aspetti sociali. L’uomo resta e permane al centro di ogni strategia. Per quanto concerne il secondo aspetto, le case green, ovvero l’efficienza energetica degli edifici, si pone l’obbligo di riscontrare il voto contrario dell’Italia e dell’Ungheria alla Direttiva 2018/844/UE EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) all’Ecofin che impone un taglio netto dei consumi al 16% entro il 2030. Il testo è legge ormai e si attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea per dare il via ai due anni per il recepimento. In questo tempo i Paese membri dovranno presentare il loro piano di ristrutturazione del parco edilizio residenziale e dimostrare i benefici.
‘Che cosa prevede questa direttiva?
Tali obiettivi non sono nuovi a nessuno. L’obiettivo principale è quello di puntare alla transizione energetica, ovvero Green Deal.
Occorre ridurre in maniera sostanziale il consumo energetico e le emissioni di gas inquinanti di case e palazzi entro il 2035, per poi puntare alla realizzazione di immobili che non producano emissioni inquinanti entro il 2050. La Direttiva quindi, prevede una netta distinzione tra edifici residenziali e quelli non residenziali. Per gli edifici residenziali li target da raggiungere è del 16% complessivo del consumo medio di energia entro il 2030 e di almeno il 20% entro il 2035. Per gli edifici non residenziali li target da raggiungere è del 16% complessivo del consumo medio entro il 2030 e di almeno il 26% entro il 2033.
Le categorie energetiche cambiano pelle. Vengono definite:
energetica. Secondo dati rilevati da ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie e l’energia sostenibile) quasi il 30% degli immobili è in classe G e oltre il 22% in classe F.
Ci uniamo pertanto alle perplessità espressa dal Ministro Giorgetti: «E’ una direttiva ambiziosa, ma chi paga?»
Infine giova rappresentare che tale Direttiva EPBD non introduce obblighi per i singoli proprietari di case, né impone ai governi di adottare specifiche misure. Ci vediamo al 5° episodio per conoscere gli sviluppi di tali scenari e per analizzare l’atteso Decreto di attuazione per la Transizione 5.0.
Analizziamo le ultime novità appena introdotte dall’Europa:
- la neutralità climatica
- le case green
Questo nuovo step impone alle imprese di investire in sostenibilità per mantenere e prolungare la loro esistenza nonostante sia una scelta costosa, nel breve tempo, ma può diventare fruttuosa e propositiva nel medio tempo. Dall’analisi del forum Corporate Sustainability Hub 2024 traspare chiara questa visione e soprattutto questa incertezza in cui si trovano a navigare le imprese. Tali incertezza attraversano diversi ambiti, ad esempio: l’approvvigionamento energetico; l’automotive; la transizione 5.0; la transizione green etc;
‘Quale strategia possiamo consigliare alle imprese indecise?
Il percorso da affrontate per le imprese, anche di piccole dimensioni, deve mirare all’innovazione tecnologica intesa a 360 gradi. Detta innovazione però, non deve trascurare e prescindere dal benessere delle persone che vi lavorano e prendono parte e del pianeta in cui viviamo. Una via, come abbiamo già analizzato nei precedenti episodi, è affacciarsi alla Transizione 5.0. Il modello messo in piedi ha come obiettivo supportare le imprese nella transizione e nella sostenibilità sia dall’aspetto economico che per gli aspetti sociali. L’uomo resta e permane al centro di ogni strategia. Per quanto concerne il secondo aspetto, le case green, ovvero l’efficienza energetica degli edifici, si pone l’obbligo di riscontrare il voto contrario dell’Italia e dell’Ungheria alla Direttiva 2018/844/UE EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) all’Ecofin che impone un taglio netto dei consumi al 16% entro il 2030. Il testo è legge ormai e si attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea per dare il via ai due anni per il recepimento. In questo tempo i Paese membri dovranno presentare il loro piano di ristrutturazione del parco edilizio residenziale e dimostrare i benefici.
‘Che cosa prevede questa direttiva?
Tali obiettivi non sono nuovi a nessuno. L’obiettivo principale è quello di puntare alla transizione energetica, ovvero Green Deal.
Occorre ridurre in maniera sostanziale il consumo energetico e le emissioni di gas inquinanti di case e palazzi entro il 2035, per poi puntare alla realizzazione di immobili che non producano emissioni inquinanti entro il 2050. La Direttiva quindi, prevede una netta distinzione tra edifici residenziali e quelli non residenziali. Per gli edifici residenziali li target da raggiungere è del 16% complessivo del consumo medio di energia entro il 2030 e di almeno il 20% entro il 2035. Per gli edifici non residenziali li target da raggiungere è del 16% complessivo del consumo medio entro il 2030 e di almeno il 26% entro il 2033.
Le categorie energetiche cambiano pelle. Vengono definite:
- Classe A (pià efficienti): con un consumo di non oltre i 30 kilowattora annui per metro quadrato
- Classe G (meno efficienti): oltre i 160 kilowattora annui per metro quadrato
energetica. Secondo dati rilevati da ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie e l’energia sostenibile) quasi il 30% degli immobili è in classe G e oltre il 22% in classe F.
Ci uniamo pertanto alle perplessità espressa dal Ministro Giorgetti: «E’ una direttiva ambiziosa, ma chi paga?»
Infine giova rappresentare che tale Direttiva EPBD non introduce obblighi per i singoli proprietari di case, né impone ai governi di adottare specifiche misure. Ci vediamo al 5° episodio per conoscere gli sviluppi di tali scenari e per analizzare l’atteso Decreto di attuazione per la Transizione 5.0.